Negli ultimi dieci anni il cambiamento climatico è passato da essere un problema delle generazioni future a essere un’urgenza di quelle presenti, e molte delle previsioni delineate in passato sono diventate realtà. Eppure facciamo ancora fatica a vederlo come un fatto tangibile o a provare quella paura viscerale che più di tutto ci muove all’azione: dati, proiezioni e statistiche, per quanto spaventosi, attivano la nostra parte razionale, ma lasciano quella emotiva sostanzialmente indifferente. In più l’essere umano ha per sua natura la tendenza a non agire di fronte a decisioni che presuppongono un cambiamento: questo perché siamo abituati a dare per scontato che la situazione in cui ci troviamo rimarrà tale a prescindere dal nostro comportamento. La colpa è dunque delle tare cognitive che l’evoluzione ci ha dato in eredità, ma anche delle lenti culturali con cui siamo abituati a inquadrare la realtà. Per rendere il cambiamento climatico visibile, palpabile, e comunicabile, abbiamo bisogno di un nuovo tipo di lenti. Questo libro va a cercarle nelle storie reali di persone già oggi costrette a vivere in un mondo surriscaldato, esplorando nel contempo le dissonanze cognitive che ci rendono così difficile accettare questo cambiamento. Il risultato è un reportage narrativo, che ci aiuta, attraverso la voce dei luoghi e dei loro abitanti, a vedere il tipo di mondo in cui stiamo imparando a vivere.