Se la tua mamma odia i comunisti ed è una santa donna, se ti fanno interpretare Gesù nella recita di Natale, se tuo padre non l’hai mai visto e viene nominato sottovoce, è legittimo che tu cominci a pensare di essere parente stretto di Dio… L’infanzia se ne scivola via così, con la sua magica capacità di colmare con la fantasia i silenzi degli adulti: fino al momento in cui a fare il padre ti ritrovi proprio tu, e i figli ti chiamano “Babba” battezzando con una parola creativa quel ruolo che non riesci a interpretare fino in fondo. Questa è la storia di Cristiano Cavina, che dopo la nascita del suo primo bimbo ha scritto un romanzo nel quale immaginava di incontrare il proprio padre mai conosciuto e pensava di aver saldato così i conti con il passato. Poi, però, è stato invitato a parlare di quel libro in una prigione, dove i carcerati si sono indignati: la letteratura non può essere una scorciatoia per la vita vera, gli hanno detto. Ed è così che Cristiano si mette in macchina con i suoi figli – nel frattempo diventati tre – in un viaggio che va dai libri alla vita, alla ricerca di una parola che bisogna trovare il coraggio di pronunciare.
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Narratori
brossura
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