Milano è una città pratica, spesso brutale, e la sua praticità si riflette nell’umorismo dei milanesi: denti stretti e stoccata facile.
«Un lavoro encomiabile. Di documentazione vera, quasi da giornalista d'inchiesta. Di personaggi o fatti descritti di cui ero anch'io a conoscenza, posso garantirvi la veridicità. E di cosa che non conoscevo mi ha incuriosito e divertito leggere, sapendo che per proprietà transitiva saranno altrettanto vere» - dalla prefazione di Claudio Bisio
Dai primi anni sessanta, all’indomani del piano Marshall e in pieno boom – quando il tipico panorama milanese era il profilo di una fabbrica oltre la nebbia, la città era il punto di arrivo di chi non aveva più speranze e l’imperativo era “produrre” – Milano ha alimentato la sua vena comica nei night club. Qui gli intrattenitori hanno importato il cabaret e negli anni lo hanno reso parte della storia della città. Qui è nato il Derby, che ha visto affermarsi grandi geni comici e ha dato un porto sicuro ad alcuni tra i più efferati malavitosi italiani. Da Jannacci ad Abatantuono, passando per Cochi e Renato, Teo Teocoli, Lella Costa, Aldo, Giovanni e Giacomo; dal seminterrato del Derby ai fasti dello Zelig; dai club alla televisione; dal cabaret alla stand-up comedy: una storia di vino, fabbriche, droga, poco di buono, nottate insonni e soprattutto comicità, attraverso più di trent’anni che hanno visto Milano cambiare, e con essa il suo modo di ridere.