Questo libro, una sorta di fotografia globale con cui Pietro Zullino immortala Palermo nel 1973, è di un realismo mozzafiato e drammaticamente abbacinante. Abbraccia questa città e la sua storia - dalle origini dei suoi mali e fino a quando il giornalista l'ha osservata e raccontata - con uno stile ricco e coinvolgente e soprattutto con uno sguardo lungo, acuminato e immensamente profetico. La storia che segna ma non insegna; la Cultura fatta a pezzi, metaforicamente e materialmente, come i nostri capolavori e monumenti consegnati all'incuria e alla disgregazione; la mafia artatamente dipinta dall'opinione pubblica come fenomeno pittoresco e risibile (quando, di contro, Zullino affermava già: "Cosa pubblica è un'espressione senza senso: esiste solo Cosa nostra"); la Giustizia resa farsa nei tribunali e nelle corti d'assise per denegare la verità, per infamare chi indaga volendo spazzare via il marcio e per deviare le piste scovate da coloro - pochi e coraggiosi che non si fanno intimidire.
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brossura
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