La processione dei Misteri a Trapani è un fenomeno assai complesso. È una storia lunga oltre quattro secoli nella quale spettacolo e penitenza, preghiera e baldoria l’hanno fatta vivere attraverso il codice incerto di una tradizione confusa. Ma è anche epopea di un popolo che la aspetta, indifferente alle lotte per l’imposizione degli itinerari o alla guerra infinita tra le maestranze e una confraternita dimenticata perché cancellata. È, insomma, una lunga storia di uomini. Che l’hanno esaltata, distrutta e ricostruita di continuo, in parallelo alle vicende di una città della quale la processione è anima: specchio fedele dei suoi momenti felici e infelici ogni volta in cui è morta e rinata con i suoi Misteri. E con il suo interminabile Venerdì Santo: ventiquattro ore in cui tutto si muove, danza, ondeggia in un vortice di suoni e profumi, ricchezze e miserie, tra errori commessi e cancellati, e spuri personaggi apparsi e poi scomparsi che hanno stupito e talvolta confuso lo spettatore, mescolando alla sacralità del rito il profano della finzione. L’anima popolare e la tradizione sono forse venute meno, mentre dannosi clamori mediatici hanno dettato ritmi improvvisati e suggerito propositi illogici, come la vendita di diritti televisivi e processioni estive per turisti. Ma la vera processione dei Misteri sopravvive. Nonostante tutto. Tra scampoli di memoria e dinamiche incontrollabili, crea malie suggestive rinnovandosi continuamente, attraversando epoche e consegnandosi alle nuove generazioni senza mai essere uguale a se stessa.
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brossura
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