Economia e diritto hanno sempre proceduto di conserva, più spesso con una accelerazione della prima con il secondo a seguire e condizionare la prima. Nonostante gli operatori del diritto si trovino costantemente ad affrontare questioni economiche, soltanto di recente gli studi di analisi economica del diritto hanno disegnato una nuova opportunità di consapevole e mirato approccio interdisciplinare, indicando come anche la norma giuridica dovrebbe rispondere a criteri di efficienza. Il presente volume vuole immergersi in questo contesto ibrido, esaltando i punti di connessione e interdipendenza tra le due discipline, partendo dalla considerazione che nel campo penale debba ritenersi decisivo il criterio della "deterrenza" quale fattore di condizionamento della scelta se commettere o meno il reato secondo un raffronto razionale tra costi e benefici, sempre però nel quadro dell'autonomia operativa del diritto e dei suoi valori fondativi, che non possono essere ridotti a mero calcolo. A una prima parte introduttiva di ordine più teorico segue una parte che, con incursioni in molteplici campi del diritto penale, mira ad evidenziarne gli aspetti più marcatamente segnati da problematiche economiche, permettendo di scoprire come tanto la legislazione quanto la giurisprudenza si evolvano lungo direttrici che risentono, in una certa misura, del "retroterra" economico che intendono regolare, e come i giudici, anche con il contributo chiarificatore della dottrina, si siano resi sempre più consapevoli dell'impossibilità storica di rimanere ancorati a una concezione astratta del diritto.
318
Studi E Ricerche
brossura
Scrivi una Recensione
Fornisci la tua opinione su questo prodotto (max 2000 caratteri)