Vivere in un sito contaminato spesso implica ammalarsi di malattie e tumori professionali, eventi tragici e dolorosi che colpiscono il corpo e l’animo di molte persone. La sofferenza per una malattia non giusta, legata al posto di lavoro e di vita, pervade tanto le vittime quanto i sopravvissuti e si tramuta in rabbia, colpa, odio e vergogna. Il libro descrive le esperienze di molte persone – in particolare di Ida ma non solo – residenti a Casale Monferrato, una cittadina piemontese nota per la lavorazione dell’amianto, che negli anni ha regalato un’illusoria sicurezza e benessere economico, ma che ha richiesto però di pagare col tempo un dazio molto alto: la vita di centinaia di cittadini. Racconta la fatica e il dolore che si prova quando si cerca di dare un senso a un dramma comunitario, che però sfugge. “Vivere in quei posti lì con i rancori, i terrori”, come raccontano alcune persone, implica vivere con la morte sempre sullo sfondo, in una continua lotta tra amore e odio, vita e morte, una lotta che indebolisce i legami sociali e rende l’amore, la fiducia e la speranza esperienze affettive nomadi, difficili da intercettare. Eppure, queste ultime sono ancora presenti nell’animo umano e possono essere ricontattate. In questi scenari, l’esperienza terapeutica in gruppo consente una trasformazione dei ricordi traumatici e un’emancipazione da un copione vittimario. Il gruppo diventa così un luogo di prossimità di sguardo e ascolto tra individui, capace di rifondare la fiducia nell’altro e dunque di riaccendere quella spinta propulsiva a vivere là dove era morta.
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brossura
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