Ormai lo sappiamo, sembra che il Cardo attiri i guai. Lui se la ride di tutto, ma quando si ritrova legato e imbavagliato dentro una cisterna di gasolio, a Stupinigi, capisce che qualcosa non quadra. Intanto, un medico viene ucciso con tre colpi di pistola alla schiena mentre corre, al tramonto, sulla pista ciclabile del Valentino. E a Mirafiori c'è chi allevia le sofferenze di malati un pò speciali con dosi massicce di insulina. Ribò, con i suoi modi distaccati e freddi, rimette insieme le tessere del mosaico e si avvicina alla verità, ma sono guai anche per lui, perché un demonio lo stende con una dose di ossicodone. E così il Cardo deve vedersela da solo, vagando come ubriaco sui tetti di San Salvario, in una Torino piovigginosa, contro un nemico che non gli risparmia assalti a colpi di taekwondo. E nemmeno Angela può aiutarlo, impegnata a risvegliare i ricordi erotici di Piero, un clochard che si aggiunge alla serie degli sgangherati amici del Cardo. Ma su tutto il romanzo, condotto su due piani da un irresistibile Cardo e da una lucida voce che esplora i confini della vita, aleggia il segno di una domanda forte la cui risposta spetta soltanto al lettore.
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