Salvatore Niffoi immerge il lettore in un’atmosfera soprannaturale eppure crudissima, firmando forse il più enigmatico dei suoi racconti.
Non rispondeva nessuno. Melampu si tolse il cappuccio ed entrò nel cortile, sempre urlando: "Posta, dottorè, posta!". Stringeva tra le mani un piccolo pacco piombato all'estremità. Stava per rimetterlo nel borsone, quando, oltre un vaso di campanelle blu scuro, la vide. Sulle prime gli sembrò uno scampolo, un avanzo di stoffa, uno scialle. Si chiuse il portone alle spalle e appoggiò la sacca su una panca di marmo. Il cadavere si era già sfreddato e aveva preso il colore giallino dei piedi dell'astore.
Melampu è il corpulento postino del paese di Piracherfa. Trascina i suoi giorni a fatica, le budella lacerate dal troppo alcol, la memoria afflitta da un tragico passato familiare, l’anima avvelenata dalle oscene avance di Rodìa Sagrittu, la sua grottesca capoufficio. Spesso, voci gli bisbigliano all’orecchio di darsi al più presto la morte. Un’esistenza allucinata, «pesante quanto una montagna di granito», alleggerita soltanto dall’affetto per Galdina, la «bagassa» di Noroddile, e dalla passione per la scrittura, coltivata negli anni del liceo e mai del tutto dimenticata. L’unico vero conforto di Melampu è rispondere alle lettere che da un po’ di tempo arrivano all’indirizzo di Mitrio Zigattu, suo amico morto in disgrazia. Solo così sente di poter sopportare il passare dei giorni: vivendo la vita di un altro, dissolvendo se stesso in altra forma. Finché una mattina, durante il quotidiano giro di visite, trova a terra il corpo scempiato di donna Balbina, la farmacista del paese. Una morte inquietante che lo costringerà a discendere in un abisso ben più profondo. Tra rituali arcaici e vite guastate, visioni meravigliose e terrificanti metamorfosi, Salvatore Niffoi immerge il lettore in un’atmosfera soprannaturale eppure crudissima, firmando forse il più enigmatico dei suoi racconti.
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Varia
brossura
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