«Dai colloqui a Plombières con Napoleone III (1856) all’incontro di Teano fra Vittorio Emanuele e Garibaldi (1860), per Cavour fu come una ininterrotta seduta al tavolo da gioco, non priva di vicende alterne e colpi di scena, ordini e contrordini, giocatori che entrano e giocatori che escono, banchi svuotati e rimpinguati. Alla fine della quale, però, il nostro giocatore aveva praticamente portato via pressoché tutto quel che c’era, non diremo nelle tasche dei giocatori, ma insomma, sul tavolo… Cavour saltava sui trapezi. Non tutti lo possono fare. Nell’alchimia cavouriana c’era un’arte che cerca di colmare i vuoti, lanciando trampolini fra gli strapiombi. Arte sostitutiva e surrogatoria, dunque, che crea succedanei, o mezze pezze… forse gli italiani devono solo imparare ad essere più esigenti e a scegliere meglio tra versioni buone e cattive, migliori e peggiori di questa arte spericolata che li accompagna sin dalla loro nascita e alla quale debbono la loro nascita stessa…»
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Storica paperbacks
Brossura
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