L’universalità dei diritti è il tema forte delle riflessioni di Martha Nussbaum, come per molti versi di Amartya Sen: quell’universalità per cui le democrazie liberali occidentali si sono proposte come esempio di civiltà per il mondo intero e che ora pare perdere la sua pregnanza dinanzi alle opposte spinte del fondamentalismo globalizzante del libero mercato da un lato, e del relativismo culturale dall’altro. Il progetto etico-politico della Nussbaum mira a dare al concetto di dignità umana un nuovo spessore, che non solo non discrimini le donne (il primo terreno su cui il liberalismo tradizionale ha subito dei duri attacchi) ma sia accessibile anche alle diverse culture. Secondo l’autrice, per arrivare a una soglia minima di rispetto della dignità umana vanno garantite le «capacità» (integrità fisica, possibilità di usare i sensi ma anche la ragione, possibilità di sviluppare affetti, possibilità di condurre una vita socializzata e così via), ossia il dispiegarsi di quelle condizioni che rendono un uomo un uomo realizzato.
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