In questo saggio provocatorio e stimolante Veyne mette in discussione il criterio stesso del falso e del vero e illumina i differenti "regimi di verità" a cui non solo i greci, ma noi stessi ci adeguiamo. I miti non sono che vecchie verità a cui sono state sostituite delle nuove. Il volume racconta la storia di alcune di queste "verità" presso quegli stessi greci nelle cui opere e nel cui pensiero i moderni hanno riconosciuto la nascita della storia, della ragione, della scienza. Veyne ritiene che la verità sia l'effetto mutevole del variare dei rapporti e degli interessi; nessuna verità è migliore delle altre, è semplicemente incommensurabile con le precedenti e le successive, perché i suoi orizzonti mutano costantemente.
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