Il nostro tempo, segnato dalla velocità e dalla fretta, sembra essere inospitale per la pratica della pazienza. Dobbiamo fare presto, procedere spediti, in una dimensione in cui la simultaneità dei gesti e degli eventi sembra condizione dello stare al mondo. Pazienza è al contrario e in primo luogo una qualità della durata. Esige un allungamento del presente, una sua dilatazione. I progenitori della nostra specie si sono affaticati nell'apprendere l'arte di sopravvivere e poi di vivere, di imparare l'uso delle cose, di costruire relazioni, di sperimentare; la vita nasce dunque anche grazie all'infinita pazienza di tentare e ritentare, attendere, fermarsi, elaborare. Gabriella Caramore riscopre la pazienza come modo dell'ascolto, come un puro "sostare", nel quale essa si trasforma in qualità di relazione con le cose e con gli altri esseri.
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