Ho sempre pensato che il mondo si divida in due, e non parlo di belli e brutti, di buoni e cattivi, di bianchi e rossi, parlo di "quelli che amano le Isole e quelli che invece no". Si tratta di due partiti ben distinti, diversi per mentalità, carattere e stili di vita. Quelli che non le amano si riconoscono a vista per via di quel sottile malessere che li assale una volta messo piede su suolo isolano, quella vaga sensazione di claustrofobia, quell'affanno senza nome, quel confuso senso di panico, quell'acuto desiderio di terraferma che li spinge a salire con sollievo sul primo traghetto disponibile, quello che li riporterà, una volta per tutte, in "continente", là dove cose e persone hanno contorni più nitidi e precisi, là dove si possono finalmente sciogliere e scomporre ansie e paure. Dove potere insomma ricominciare a vivere. Per i secondi invece la vita inizia proprio dove per gli altri finisce: quando cioè ogni collegamento con il resto del mondo viene interrotto, quando si resta soli in mezzo al mare, quando si spezza anche l'ultimo tenue contatto con "il prima". Allora ci si sente finalmente al sicuro, tranquilli e protetti come nel grembo materno. E' l'Isola stessa, ogni Isola, a racchiudere in sé questa doppia anima, prigione o fortezza, esilio o libertà, mistero e certezza. Per me, che ne sono un'amante appassionata, esse sono soprattutto pausa, silenzio, sospensione del tempo. Come tutti quelli della mia razza ho anche io Isole del cuore e un'Isola dell'anima. Sono queste quelle che vorrei raccontare, e siccome mi piace mangiare e scrivere di cucina e credo che il cibo possa narrare storie, avventure, vite e personaggi, è così che cercherò di rendere vive le mie Isole. Passando per la stanza da pranzo.
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brossura, illustrato
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