Jean Deichel è probabilmente un pazzo. Chi, infatti, non giudicherebbe tale uno scrittore che se ne va in giro con un malloppo di ben settecento pagine dedicato ad Herman Melville? Un'imponente sceneggiatura intitolata The Great Melville sulla «folla dei pensieri» dell'autore di Moby Dick? Herman Melville, si sa, aveva vissuto una vita che definire una catastrofe è dir poco. Dopo un effimero successo iniziale fu totalmente dimenticato come scrittore e trascorse gli ultimi diciannove anni della sua esistenza in un ufficio della dogana di New York, in totale solitudine. Con la sua sceneggiatura, Jean Deichel vorrebbe far capire una cosa sola: la verità insita nella solitudine di un grande scrittore. Perciò ogniqualvolta gli capita la fortuna di imbattersi in un produttore, ripete che The Great Melville è un'opera che mostra come, appartandosi dal mondo, il grande autore si rapporti con la verità, si consacri ad essa, anche quando la verità gli sfugge e gli sembra oscura, se non addirittura assurda. Un'opera, insomma, che svela come ogni autentico scrittore porti in sé, con umorismo o desolazione, «un certo destino dell'essere». Il risultato è, naturalmente, la puntuale derisione dei produttori, e la loro conseguente fuga dal progetto. A Jean Deichel non resta dunque che un'esistenza solitaria simile a quella del suo amato autore, un'esistenza fatta di ricerca alle tre del mattino di un rimasuglio di vodka o di un Big Mac buttato giù in piena notte. Un giorno, però, l'intuizione, sorta dalla lettura di una frase di Melville sulla verità come «un daino bianco spaurito» costretto a fuggire nei boschi. Chi nel mondo del cinema ha inizialmente trionfato per poi subire un tremendo fiasco e diventare letteralmente un paria? Chi, esattamente come Melville, ha conosciuto una facile gloria ed è precipitato poi nel fallimento più nero quando si è messo a scrivere a partire dalla verità? Chi se non Michael Cimino, l'autore di The Deer Hunter (Il cacciatore di daini, noto in italiano come II cacciatore) e di Heaven's Gate (I cancelli del cielo), il capolavoro che ha segnato la sua disfatta? Si dice che sia in miseria, malato; che da più di trent'anni nessuno abbia più visto i suoi occhi, nascosti sempre dietro occhiali neri. Ma per Jean Deichel bisogna assolutamente che Cimino legga la sua sceneggiatura. Bisogna andare a New York a incontrarlo poiché, è evidente, tra Melville e Cimino c'è un rapporto cruciale, decisivo quasi. Un romanzo sull'arte come ricerca dell'illimitato, dell'assoluto che «la destina a essere essa stessa un mondo, e dunque a modificare la storia del mondo».
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Bloom
brossura
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