Lui si chiama Iosèf, nella sua lingua vuol dire: colui che aggiunge. Ha aggiunto la sua fede nella ragazza amata, le ha creduto. Si è aggiunto come sposo, a lei incinta non di lui. Si è aggiunto come padre secondo di quel figlio, "spuntato in mezzo a loro da un travaglio di stelle". Cadevano a coriandoli, la notte che è nato. "Lei è Miriàm, nome della sorella di Mosè, che per prima cantò la libertà in faccia al deserto, dalla riva raggiunta a piede asciutto nel mare aperto in due." Attraverso la loro viva voce, attraverso le loro gioie e le loro preoccupazioni di genitori e di sposi - e attraverso la voce di un narratore che li segue con partecipazione da Betlemme sino a Gerusalemme e poi per le trentatré seguenti pasque -, veniamo accolti dentro al cerchio intimo e pieno di luce della Sacra famiglia. Alla nascita di Ieshu si diffonde profumo di pane fragrante nella grotta, dove accorrono i pastori, accorrono i Magi. Chiunque lo prenda fra le braccia già ravvisa nel suo volto una somiglianza, impone al nuovo nato un desiderio, un'aspettativa: a Iosèf sembra il viso di Miriàm riflesso dentro l'acqua, per Miriàm somiglia "ai neonati di ogni e qualunque stirpe in vita sulla faccia del mondo", a uno dei pastori pare pane della festa, "la pelle è un filo d'olio, sotto è 'na mullica", il vecchio Simone riconosce in lui "il traguardo di molti appuntamenti, la forma di germoglio di un'attesa finita".
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Narratori
brossura
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