Danielle lavora alla casa d’aste Christie’s, dove si occupa di attribuire opere anonime. Un giorno, dietro ad alcuni quadri che sembrano di Rothko trova dei frammenti di altri dipinti, molto simili a quelli che faceva la prozia Alizée Benoit, scomparsa misteriosamente nel 1940. Rimasta orfana giovanissima, Alizée viene cresciuta in Francia dagli zii ebrei fino a quando nel 1939 va a New York, e inizia a lavorare per un’agenzia che si occupa di progetti culturali. Lì dipinge e conosce i grandi maestri dell’espressionismo americano: da Mark Rothko (che diventa il suo amante) a Lee Krasner e Jackson Pollock. Finché un giorno la moglie del Presidente Roosevelt le affida la realizzazione di un grosso murale da esporre nella biblioteca di New York. Quando, però, il fratello Henri le scrive dicendole che la situazione per gli ebrei in Europa si è fatta insostenibile, Alizée cerca di ottenere dei passaporti per la propria famiglia, ma si scontra con l’antisemitismo del vice-segretario americano. La nave su cui gli zii viaggiano verso gli Stati Uniti viene fatta tornare in Europa. Prima lo zio e poi il fratello Henri, sono rinchiusi in un campo di prigionia a Drancy. Alizée allora ha un’idea: sostituirà il murale commissionatole dalla signora Roosevelt con un altro ispirato a Guernica, sperando di smuovere l’opinione pubblica, e poi andrà in Francia ad aiutarli. Mentre Rothko e gli altri suoi amici pittori finiscono l’opera e la dividono in tanti pezzi, Alizée prende una nave per la Francia e va a Drancy, dove fa perdere le proprie tracce. E dove la nipote Danielle deciderà di andare a cercarla. Barbara Shapiro torna con un romanzo che unisce l’affascinante mondo dell’arte alle barbarie della Seconda guerra mondiale e della Shoah.