Una giovane ragazza di nome Liv vive con la madre pittrice su Kvaloya, un’isola remota del Circolo Polare Artico. In quel piccolo paradiso terrestre, a parte passeggiare, raccogliere legna e guardare le aurore boreali con i compagni di scuola, una ragazza ha ben poco da fare. Specie se è una solitaria di natura, come Liv. Fortuna che il suo vicino di casa sia Kyrre Opdhal, un anziano chiacchierone che le racconta vecchie leggende sui troll, sulle sirene e, soprattutto, sull’huldra: uno spirito malvagio che, a quanto si diceva, era in grado di assumere le sembianze di una splendida donna per indurre in tentazione i giovani, e trascinarli alla morte. Quando due ragazzi del posto – i fratelli Mats e Harald Sigfridsson – affogano a poche settimane di distanza l’uno dall’altro, in circostanze misteriose, il vecchio Kyrre non ha dubbi: è opera dell’huldra. Liv, però, non può credergli. Ha diciotto anni, non sei. Quella dell’huldra è solo una stupida leggenda, una storia inventata dai genitori per spaventare i figli, e obbligarli a rincasare prima di buio. Poco a poco, tuttavia, mentre gli inquirenti faticano a trovare indizi che spieghino le dinamiche del triste accaduto, nell’animo della ragazza – e del lettore – si insinua un senso di tragedia imminente, una sensazione claustrofobica, la paura di restare intrappolati, come Liv, su quell’isola inquietante.
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I narratori delle tavole
Brossura
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