Ispirato dalla leggenda di una setta “segreta” veramente esistita, composta da sicari e vendicatori, il romanzo di appendice "I Beati Paoli" venne scritto da Luigi Natoli tra il 1909 e il 1910 e pubblicato a puntate sotto lo pseudonimo di William Galt sul “Giornale di Sicilia”. Il romanzo, ambientato nella Sicilia del primo XVIII secolo, mescola elementi di fantasia e personaggi realmente esistiti, come don Girolamo Ammirata, l’unico membro della setta finora identificato con certezza. Natoli profuse una cura scrupolosa nel ricostruire fedelmente l’ambiente della Palermo del tempo, utilizzando rigorosamente fonti storiche e le relazioni a stampa apparse all’epoca su feste e cerimonie pubbliche, e la sua narrazione si discosta solo in pochi momenti dalla realtà storica. Un “romanzo popolare”, quindi, come lo definì Umberto Eco, importante quanto "I Viceré" e "Il Gattopardo", essenziale a vario titolo nella costruzione identitaria siciliana. Si è inoltre favoleggiato su un presunto rapporto tra il romanzo e la mafia, alla ricerca di un suo sostrato culturale, tanto da far dire alla “moglie del pentito di mafia Tommaso Buscetta che 'I Beati Paoli' era un romanzo che aveva molto influenzato suo marito. […] Se la mafia ha un’ideologia, allora il mito dei Beati Paoli ne è senz’altro uno dei cardini”. Massimo Onofri
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Universale Economica
brossura
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